Giovane militare Gianni e Rodolfo Mitica Vespa: in gara Sempre avanti Birmania Radio Monte Grappa

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Sei in : La guerra _ Un patto doloroso _  Pagina 1 di 1

Tratto sempre dal racconto di Don Giovanni Bonomi.
Tra i caduti c’era anche Dino. Mi sanguina il cuore parlare di lui e si rinnova intenso e straziante il dolore di quella mattina. Ma non voglio tacere convinto di compiere un dovere verso di lui e un bene verso la gioventù.
Il suo esempio sarà di monito e di sprone.
Ho presente come fosse ieri. Era appena cessato un intenso fuoco di artiglieria e regnava un silenzio dolce e sereno. Si poteva credere d'essere in tempi e luoghi normali se qualche colpo di cannone lontano non avesse indicato la continuità della guerra. L’aria era chiara e l’ultimo sole della giornata arrossava la cima nevosa di Monte Cairo sopra Cassino. Me ne stavo sdraiato sulla brandina nella mia tenda gustando la quiete così nuova e penetrante.
"Padre, posso?"..., chiese alzando il lembo della tenda. Lo riconobbi perché l’avevo visto altre volte. Era alto, biondo, dagli occhi chiari e dal viso quasi imberbe. Aveva 23 anni, faceva il terzo anno di medicina e portava sul bavero il nastrino di allievo ufficiale. L’aspetto era quello di un fanciullo, sempre sorridente ed elastico come una molla.
"Vieni. Cosa c’è di nuovo"?
"Vorrei confessarmi".
"Bravo, domani è l’Immacolata... ma non potrai sentire la S. Messa".
"Lo so... C’è l’attacco questa notte vero?".
"Hai paura?".
Arrossi un poco e con sincerità: "No, non ho paura, ma non si sa mai... Voglio regolare le partite con Dio".
Si confessò ed alzatosi: "Posso dirle una cosa?... Se morissi... Vada lei personalmente dalla mia mamma".
"Oh, che malinconia! interruppi ridendo. Vuoi fare testamento "?
"Sento qualche cosa..., darà lei la notizia, me lo promette"?
"E se morissi io"?
"Lei non morirà e se dovesse avvenire andrò io a casa sua".
Il patto era stipulato. Mentre usciva si voltò di scatto:..."Un’altra cosa: ho anche la ragazza..., arrossì di nuovo vede", frugò nel portafoglio, e mi mostrò la fotografia.
"È buona e prega sempre. Se cadessi le scriva che l’ho sempre amata"!
Scappò via e prima ancora che gli potessi gridare "Attento alle mine", era già scomparso dietro al roccione.
Si trovò nelle spire della battaglia violenta e sanguinosa.

Con i suoi compagni bersaglieri fu tra i primi a scattare e a muovere all’assalto. Lo scorsi avanzare mentre stavo a ridosso di un sasso, pronto ad ogni chiamata. Triste, guardavo il cielo che si schiariva preannunciando una giornata bella e pensavo al contrasto tra il mistero del giorno, la festa dei nostri paesi e l’orrore del luogo. Le mitraglie sgranavano senza posa e i mortai laceravano l’aria con i loro sibili.
Udii alcuni schianti a cento metri e qualche grido.
"Padre corra" mi urlarono. Strisciando sul terreno sassoso e ingombro di aridi sterpi giunsi sul posto.
Tre corpi caldi, esanimi, giacevano dilaniati, altri due vivi gemevano. Feci d’urgenza il necessario ai caduti e sollevai i feriti. Fortunatamente non erano gravi e da soli si trascinarono al luogo di medicazione.
"Più avanti, dietro, c’è Dino... mi disse uno, temo...".
Non lo lasciai finire. Girai la roccia e con un balzo fui sul picco.
Lo vidi in una cunetta con la fronte contro terra immobile.
Lo chiamai, lo sollevai, lo guardai in faccia. Aveva uno squarcio sulla fronte. Respirava ancora. Lo chiamai di nuovo, gli pulii col fazzoletto la faccia coperta di sangue.
Aprì gli occhi, li girò, li fermo fissi su di me e tentò di sorridermi. Lo trascinai nel modo più delicato possibile al vicino posto di medicazione. Mentre il medico lo fasciava: "Padre" mormorò con un fil di voce "dica... alla... mamma" parlava a stenti e a sbalzi... silenzio... ad un tratto dal movimento delle sue labbra mi parve d’interpretare la parola "ma... m... ma", si contrasse..., spalanco gli occhi... li chiuse... piegò la testa da un lato e di sotto alle palpebre apparvero... due lacrime. A poche centinaia di metri la battaglia continuava ad infuriare feroce e sanguinosa".
Al pomeriggio, col cuore spezzato seguii la barella che lo portava, al piccolo cimitero militare poco discosto.
Lo ricomposi così senza cassa nella fossa e lo baciai in silenzio, pensando alla sua mamma tanto lontana".