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Sei in : La guerra _ Tavarnelle in Val di Pesa _  Pagina 1 di 1

Altro balzo verso casa, ora siamo a Tavernelle Val di Pesa a circa 30 chilometri a sud di Firenze, sull'autostrada Firenze - Siena. Siamo alloggiati nella Villa dei Nobili Mancini, famiglia composta da una signora con tre figli e la cognata ventenne, formosa, non bella, fiamma del Tenente Gianni Falchi che è sottocomandante della 5 batteria del mio Gruppo. 

Comanda questa batteria il capitano Lamonaca Giuseppe, abruzzese, con sottocomandanti, oltre il Falchi, il Tenente DAbbicco Giuseppe - marchigiano, comandanti di sezione i s.Tenenti Poli Luigi, Pilato Giovanni e Nenzi Adriano. Il Poli, caro amico, effettivo ed tanto capace che me lo trovo, sul finire della carriera militare, Generale Comandante Supremo di tutte le forze Militari Terrestri dItalia e dopo, in pensione, Senatore della Repubblica Italiana nel collegio di Torino suo paese natale. 

La signora Mancini, separata dal marito, non bella, ma di una gentilezza particolare che durante la mia lunga vita mai incontrai una persona simile. 
Il più piccolo dei suoi figli Michieletto di sei anni, mi seguiva sempre nei vari momenti di svago, voleva che gli raccontassi episodi di guerra; andavamo assieme al parco ove erano ammassati i cannoni, mi chiedeva il da farsi per sparare, come si doveva puntare per colpire il bersaglio, tutte domande da persona intelligente.

A Tavernelle avemmo modo di addestrarci con le nuove armi. Seguii un corso per il Piat, arma inglese simile al Bazoouka americano, disgraziatamente non frequentai l'ultima ora di corso perchè comandato in altro servizio; così quando con Agnelli accovacciati dentro una buca proviamo l'arma, contro un carro armato già distrutto, non avendo introdotto bene la cartuccia nella parte posteriore,... alla partenza il proiettile cade davanti alla nostra postazione alla distanza di tre metri con l'uscita di un filo di fumo bianco dalla parte retrostante... Mamma... mia cosa è successo?

Un salto all'indietro e via velocemente. La nostra fuga non sarebbe servita a niente se il proiettile fosse esploso. Un fatto successo in un altro gruppo: allo sparo il proiettile del Piat incontra un ramo di un albero posto a circa 15 metri dalla trincea di sparo. Con lo spostamento dell'aria, l'ufficiale all'arma e l'inserviente muoiono all'istante.

Figuriamoci, io e Silvestro posti a tre metri dal proiettile inesploso... se questo fosse esp......!!!! 
Il proiettile del Piat quando colpisce il carro armato fa un foro sulla corazza grande come il diametro di una sigaretta, da quel foro passa una tal energia che uccide tutto il personale occupante il carro armato. Altra avventura pericolosa terminata a lieto fine, il solito commento del sottoscritto.

Pochi giorni dopo, schierati su un'ampia vallata, il principe Umberto di Savoia ci passa in rassegna e dopo, noi Fagotti, facciamo i fagotti ed abbandoniamo Tavernelle. 

Al commiato Michieletto mi regala una medaglietta doro, ci salutiamo in un clima commovente, a tutti spunta una lacrima. Cara signora Mancini, sei comparsa nella mia vita come una fata in mezzo ad un'alba radiosa, piena di dolcezza, di affetto materno, ti avrò eternamente nel mio cuore.

Tu ora sei nell'eterno Olimpo, spero quando entrerai se ne sarò degno di entrare nella tua nuova casa, lo spero tanto, presomi per mano, con la tua consueta gentilezza, mi porterai a conoscere il sommo Capo della Cristianita'.